Alte pressioni, temperature estreme, tolleranze strette: prima di utilizzare sensori di pressione in condizioni reali, STS ne simula la resistenza con il metodo agli elementi finiti – per la massima sicurezza anche in profondità oceaniche.
Nei campi petroliferi offshore sono presenti condizioni che rappresentano una vera sfida per la strumentazione di misura. Sensori montati a oltre 2000 metri di profondità devono resistere durevolmente a pressioni superiori a 200 bar – e fare affidamento su di essi è fondamentale, poiché un fallimento sarebbe molto costoso. Perciò, STS utilizza simulazioni meccaniche prima di realizzare e installare un sensore.
Attraverso la metodologia agli elementi finiti (FEM), la custodia di un sensore di pressione viene suddivisa in molte piccole parti per calcolare forze, tensioni e deformazioni. L’obiettivo è simulare il comportamento del componente sotto carichi reali – come picchi di pressione, che possono verificarsi in profondità o durante il trasporto di materiali.
Per applicazioni offshore, ciò significa considerare pressioni di oltre 250 bar e ulteriori pressioni di processo. La FEM aiuta a garantire che il progetto sia robusto e stabile meccanicamente fin dall’inizio.
Dopo la simulazione digitale, si procede ai test in camera iperbarica: controlli che prevede di sottoporre la custodia a pressioni fino a 1500 bar – pari a circa 15 km di profondità in acqua. In questo modo si verifica se il design ottimizzato resiste alle sollecitazioni.
L’immagine mostra che non ci sono differenze tra la custodia prima e dopo il test – un indicatore di eccellenza meccanica.
Anche in altri contesti critici, la FEM si rivela utile:
La FEM consente di ottimizzare i sensori per condizioni estreme, risparmiando sui test, riducendo i guasti e aumentando la sicurezza in applicazioni critiche. STS combina le simulazioni con verifiche pratiche – per strumentazione di pressione che mantiene ciò che promette.